Quando parlo con i ragazzi che incontro un po’ ovunque e mentre ascolto per motivi diversi i nuovi adolescenti che adesso chiamiamo «face down generation», cioè generazione china sullo
smartphone, mi capita spesso di chiedermi dove sta di casa la loro identità. E come li vedo smanettare uno accanto all’altro sul loro dispositivo appoggiati ad una ringhiera o in
equilibrio sull’autobus, mi domando se sono online o offline.
Mi rispondo immediatamente che questa distinzione non serve più, anche se conta spiegare la differenza tra questi due modi di essere. Oggi, mi dico, non esiste più un mondo senza l’altro
ma è importante far sapere loro che c’è un confine in mezzo. Forse questa linea di demarcazione può apparire sottile e quasi inesistente, un po’ come la linea d’orizzonte sul mare che
non ti fa vedere dove finisce l’acqua e inizia il cielo.
Segue qui: